martedì 22 maggio 2012

Riflessione sull'attentato a Brindisi

19 Maggio 2012, Brindisi. Tanti ragazzi si svegliano per recarsi a Scuola. Probabilmente con un po’ di gioia, il giorno successivo è festa. E’ un sabato particolare, inizia a cadenzare gli ultimi giorni verso una tanto attesa voglia di libertà: l’estate.
Per i ragazzi dell’Istituto Morvillo – Falcone, è invece una giornata che non dimenticheranno facilmente. Arrivano gli alunni da Mesagne tra una chiacchiera e l’altra. Un boato, li stordisce.
Qualcuno viene ammutolito per sempre. Una bomba li precipita in qualcosa di cui si renderanno conto, forse, solo più tardi. Li hanno colpiti, spaventati, distrutti. Sono costretti a svegliarsi di tutta fretta e a realizzare che quello che stanno vivendo ha poco a che fare con un incubo. Hanno raggiunto una maturità che per molti non arriverà mai. Hanno compreso il valore altissimo della vita nell’istante stesso in cui alcuni loro compagni cadono a terra. Qualcuno non si rialzerà più.
Ed ecco che improvvisamente quel piccolo istituto di appena seicento ragazzi, diventa scuola per tutto il mondo, una corsa frenetica di notizie su internet. Sono appena le dieci del mattino e già qualcuno saluta un “piccolo angelo”. Rancore, rabbia e timore per l’accaduto invade chiunque viene portato a conoscenza della tragedia. Qualcosa si è risvegliato insieme a questi ragazzi, senza alcun preavviso la Vita inizia a richiamare se stessa.
Tra le righe di mille comunicati stampa di agenzie ed enti pubblici, da blog e giornali, dai profili face book si innalza silenzioso e forse nascosto grido: vogliamo vivere!
La vita in questo 19 maggio 2012, che negli scorsi giorni per via delle manovre finanziarie che hanno ridotto tanti imprenditori alla rinuncia della stessa, inizia a chiamare a raccolta tutti coloro che in fondo sanno che per quanto difficile, angusta, alle volte impossibile da decifrare, sanno che è il bene più prezioso e raro che abbiamo.
Chi abbia compiuto un tale gesto non lo sappiamo, qualcuno attribuisce l’accaduto alla criminalità organizzata. Di sicuro a quegli studenti oggi non importa questo, da oggi devono fare i conti con una realtà che non si sarebbero mai aspettati di vivere. Oggi hanno paura di quello che è accaduto, hanno paura per quello che si è riusciti a compiere senza che alcuno sia riuscito a fare nulla. Le soluzioni sembrano le più ovvie, capire chi è stato, combattere l’illegalità, proteggere le scuole. E sarcasticamente e con un pizzico di polemica potremmo asserire: era davvero necessario tutto questo, prima di “pensare” alla necessità di queste azioni?
Non lo so, e forse non voglio neppure saperlo… e mentre si piange la perdita della dignità della vita, l’Italia inneggia alla violenza, dando consigli su dove sia più “utile” collocare le bombe. Coloro che hanno voluto seminare, raccoglieranno i loro frutti: violenza, odio e rancore. E noi tacitamente permetteremo loro anche di toglierci quel pizzico di dignità che ci è rimasta.

Nessun commento:

Posta un commento