venerdì 31 agosto 2012

Cardinal Martini: l'ultima Catechesi

Oggi pomeriggio intorno alle 16.00 in Milano è morto il Cardinale, il sacerdote, l’Uomo: Carlo Maria Martini.
Di fronte ad un “gigante” le parole vengono meno. Un uomo che ha saputo esserlo fino in fondo, che ha saputo parlare col cuore rischiando di essere strumentalizzato per via del suo voler essere piccolo-vicino ai giovani. E anche nel momento ultimo della sua esistenza terrena, il mondo ha voluto “metterlo in contrapposizione” con la Chiesa. Chiesa della quale era principe (cardinale), chiamato persino a dare il sangue con il martirio. E forse lo ha dato. Il martirio che si è consumato giorno per giorno, il martirio della retorica sul suo conto e sulle sue posizioni. Il martirio nell’essere guida e successore della Diocesi di Carlo Borromeo.
Adesso le voci tacciano, perché risuoni la Voce. La Voce di Colui che Carlo Maria Martini ha udito sin dall’età di 17 anni, e per quale si è giocato tutta la sua vita.
Fino alla fine è stato coerente con il proprio credo, con il proprio essere Cristiano Cattolico, e fino alla fine ha continuato a “insegnare” il Vangelo.

Il suo neurologo ha spiegato che ha rifiutato l’accanimento terapeutico, sul quale già aveva espresso a suo tempo una netta opposizione:

Il cardinale non è più stato in grado di deglutire nulla ed è stato sottoposto a terapia parenterale idratante. Ma non ha voluto alcun altro ausilio: né la Peg, il tubicino per l’alimentazione artificiale che viene inserito nell’addome, né il sondino naso-gastrico. È rimasto lucido fino alle ultime ore e ha rifiutato tutto ciò che ritiene accanimento terapeutico (fonte: laRepubblica Milano)

Il pensiero corre ad altri casi tristemente noti che hanno rifiutato l’alimentazione forzata. Ma mentre per gli altri si sono levati strali ed anatemi dal mondo ecclesiastico, per Martini no. E nessun giornale ha approfondito questa “stranezza”. Perché? L’argomento è complesso e va affrontato su due piani distinti: quello formale e quello sostanziale.

Sul piano formale la differenza principale tra la Englaro ed il cardinal Martini è che la volontà della prima di non essere più sottoposta a quel particolare trattamento è stata messa più volte in discussione, tanto che si è dovuti ricorrere ai farraginosi gradi di giudizio della giustizia italiana per dimostrarla. In sostanza per la Englaro è stato necessario appurare una volontà che Martini ha invece espresso direttamente e chiaramente.

La differenza tra Welby e Martini risiede invece nel fatto che quest’ultimo, con o senza sondino, sarebbe morto a breve. I Documenti a tal proposito, precisano:

nell’immediatezza di una morte che appare ormai inevitabile ed imminente è lecito in coscienza prendere la decisione di rinunciare a trattamenti che procurerebbero soltanto un prolungamento precario e penoso della vita poiché vi è grande differenza etica tra “procurare la morte” e “permettere la morte”: il primo atteggiamento rifiuta e nega la vita, il secondo accetta il naturale compimento di essa. (cfr Evangelium Vitae 101). 

La morte del cardinal Martini era “inevitabile e imminente”, quella di Welby era invece un atto volontario.

Il tutto poi si deve intendere sulle intenzioni della coscienza dello stesso paziente, il cardinale non ha “procurato a se stesso la morte” non voleva rinunciare al grande dono della Vita, ma accolto, ha “permesso” la morte, la accolta come dono, lo stesso San Francesco di Assisi afferma sul suo letto di morte:

Laudato si’ mi’ Signore per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò skappare: guai a cquelli ke morrano ne le peccata mortali; beati quelli ke trovarà ne le tue santissime voluntati, ka la morte secunda no 'l farrà male.
 
Persino in questo caso, in questo Cantico possiamo intendere il giudizio di coscienza del Santo sulla morte “guai a cquelli ke morranno ne le peccata mortali” e rinunciare alla vita, impedirla, non lasciare che abbia il suo naturale compimento è “peccata mortali” per cui diverse volte, la Chiesa ha preso posizioni a riguardo, non tanto per il caso in se ma per ribadire l’imprescindibilità del Vangelo.

Grazie Padre Santo per il dono del Cardinale Carlo Maria Martini,
grazie per i benefici che ci hai dispensato attraverso il suo lungo Ministero,
accoglilo nella Gerusalemme Celeste,
e se ha commesso qualche colpa la tua misericordia di Padre lo purifichi.
E ravviva in questo mondo la fede nel tuo nome e nel figlio tuo Gesù Cristo,
scrosta i cuori dalla scorza del pregiudizio e del luogo comune,
metti in noi una sana inquietudine nel ricercare sempre la Verità,
e occhi per riconoscere nella Santa Madre Chiesa il vero volto di Cristo, il quale ha detto:

“Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io” Gv 17,24

Con questa certezza, nella fede, proseguiamo il nostro cammino.

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