venerdì 21 settembre 2012

Riflessioni d' "Autunno"

Arriva l’Autunno e le ore di luce diminuiscono, si affacciano le prime piogge e per chi come me abita sul mare il maestrale è un segno inequivocabile dell’Estate passata.
In autunno può capitare di cadere preda della malinconia. Ma a cosa rimanda il malumore che nasce nell’uomo davanti al cambiamento delle stagioni?
Le stagioni si susseguono in fretta, e con esse anche noi, passiamo da una stagione all’altra della vita. Questo però ci provoca malumore, essendo noi da sempre in conflitto con la nostra condizione mortale, che spesso nascondiamo a noi stessi.


Non molto tempo fa, in compagnia di un amico silenzioso e di un poeta già famoso nonostante la sua giovane età, feci una passeggiata in una con-trada estiva in piena fioritura. Il poeta ammirava la bellezza della natura in-torno a noi ma non ne traeva gioia. Lo turbava il pensiero che tutta quella bellezza era destinata a perire, che col sopraggiungere dell'inverno sarebbe scomparsa: come del resto ogni bellezza umana, come tutto ciò che di bello e nobile gli uomini hanno creato o potranno creare. Tutto ciò che egli avrebbe altrimenti amato e ammirato gli sembrava svilito dalla caducità cui era destinato.
Da un simile precipitare nella transitorietà di tutto ciò che è bello e per-fetto sappiamo che possono derivare due diversi moti dell'animo. L'uno porta al tedio universale del giovane poeta, l'altro alla rivolta contro il presunto dato di fatto.
No! è impossibile che tutte queste meraviglie della natura e dell'arte, che le delizie della nostra sensibilità e del mondo esterno debbano veramente fi-nire nel nulla. Crederlo sarebbe troppo insensato e troppo nefando. In un modo o nell'altro devono riuscire a perdurare, sottraendosi a ogni forza di-struttiva.
Ma questa esigenza di eternità è troppo chiaramente un risultato del no-stro desiderio per poter pretendere a un valore di realtà: ciò che è doloroso può pur essere vero. Io non sapevo decidermi a contestare la caducità del tutto e nemmeno a strappare un'eccezione per ciò che è bello e perfetto. Contestai però al poeta pessimista che la caducità del bello implichi un suo svilimento.
Sigmund Freud, Caducità, 1915


Caducità dunque davanti all’eterno alternarsi delle stagioni: l’uomo, al contrario delle piante, non rinasce in primavera dopo la sua morte e un doloroso conflitto gli impedisce, dunque, di godere pienamente della bellezza della vita.
Vivo una certa inquietudine invece, quando conversando con gli anziani, alcuni, vivono questa condizione con una estrema docilità d’animo. In particolare i contadini mi “stupiscono” di tanta “accettazione” di questo interminabile susseguirsi, i quali riassumono il tutto con un vecchio aforisma: “Siamo di passaggio su questo mondo”.
Un religiosità nascosta tra le numerosissime pieghe dei loro volti, delle loro braccia. Le quali non disprezzano la vita, ma ne cantano la vivacità della stessa. Rimango basito e adorante di fronte a loro, e mi chiedo se anche io troverò la stessa pace.

Fatto sta che anche questo ’autunno ritorna a mostrare i suoi scenari suggestivi, pieni di nuovi colori. La caduta delle foglie rivela la nostra condizione. “Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie” per dirla con una poesia di  Giuseppe Ungaretti. Sono convinto però che anche  questa tristezza è preziosa se saputa ascoltare. Impariamo un po’ a morire mentre impariamo a vivere più vicino al ritmo della natura, che è lo stesso che scandisce la vita dell’uomo: libera la nostra mente e ci rende più vivi, in grado di dialogare con noi stessi e con gli altri in un modo nuovo, di stabilire nuove priorità, di riscoprire gli affetti e i rapporti più autentici.


Nessun commento:

Posta un commento